Quel giorno, 1 settembre 2008,per strada mentre mi dirigevo presso un cliente persi i sensi. Dopo aver passato l'intera giornata sotto controllo in ospedale, avendo nel frattempo eseguito tutti gli esami di routine mi dimisero con una prognosi di severo riposo, confermato anche dal mio medico con una settimana di malattia. Avvisato il mio capo dopo essere uscito dall'ospedale, questo esordi con la richiesta di vederci in ufficio per concludere il nostro discorso interrotto(le dimissioni). Mi rifiutai categoricamente e senza dare molte spiegazioni chiusi il telefono.
Rientrato in ufficio , la settimana seguente fui accolto dal mio capo e dal mio responsabile molto freddamente, come se quella settimana fosse stata un furto da parte mia nei confronti delle casse aziendali e non un diritto sancito dal mio contratto. Non mi permisero di utilizzare ne la mia scrivania tanto meno il mio computer. Unica priorità in prima mattina era definire il mio nuovo contratto "non contratto". Quel giorno ci fu formazione aziendale per i commerciali ma a me non fu permesso assistervi se non dopo aver parlato col capo. Ero tremendamente impaurito, pensavo quello fosse il mio ultimo giorno di lavoro. Comunque, stessa richiesta dimissioni volontarie, ed anche quella volta stessa risposta da parte mia, no. Avevo ancora bisogno di tempo, allora mi propose di andare a casa e pensarci tutto il giorno per poi l'indomani dare una risposta definitiva. Uscii dall'ufficio e mi diressi dritto dritto alla sede del sindacato. Non so perché ma avevo bisogno di informazioni e forse di altro. Li mi diedero il consiglio di fare causa e andare in malattia anche perchè secondo la psicologa avevo bisogno di tranquillità e anche di qualche seduta. Presi la decisione di andare in malattia. Il mio medico dopo aver letto l'impegnativa della psicologa mi diede 20 giorni di riposo. la stessa sera avvisai il capo che non mancò di pretendere per telefono la risposta alla sua insistente richiesta di dimissioni, anche li mi rifiuttai. Mi chiese indietro il cellulare aziendale pretendendo che andassi in ufficio a consegnarlo. La mattina seguente il cellulare era già bloccato insieme alla mia mail aziendale, interrompendo non solo i miei contatti con l'ufficio ma per giunta quelli con i miei clienti diretti, facendo loro presente successivamente, che io sarei stato all'estero per un mese, e le mie trattative più importanti le avrebbe seguite il mio responsabile personalmente. Venti giorni a casa, una solitudine che mi mangiava dentro, dimagrii 5 kg.
Rientrato a lavoro anche questa volta stessa scena, richiesta di dimissioni questa volta in modo molto violento, al che risposi in maniera decisa e irritata che mi avrebbe dovuto licenziare e che le dimissioni non le avrei mai date. Il mio capo uscì dall'ufficio sbattendo la porta ma tornò dopo qualche minuto con la moglie, suo socio, la quale davanti ad un lui in silenzio e a testa bassa, mi diede l'ennesimo nuovo incarico ed il nuovo orario di lavoro. Passai un mese da incubo in amministrazione, rispondendo al telefono e aprendo la porta sotto la custodia o le grinfie della mia nuova responsabile, la quale ogni giorno oltre a darmi direttive contraddittorie mi rimproverava ogni istante, lamentando di non avere ancora terminato la mansione datami un attimo prima. La mattina iniziava con l'ispezione della mia scrivania e dei miei appunti personali lasciando in soquadro la scrivania senza darmi il tempo di mettere in ordine poiché aveva già pronta la nuova mansione del giorno. Ogni giorno mancavano documenti dalla mia postazione che puntualmente mi richiedeva e puntualmente non trovavo, per venire fuori solo dopo aver messo sottosopra tutti i fascicoli dei contratti. Ciò che più mi pesava non furono tanto le continue umiliazioni davanti ai miei ex colleghi, alcuni formati da me, ma quel nuovo orario di lavoro. Ero l'unico per tutto il mese ad iniziare il lavoro alle 8.30 e staccare a 12.30 per poi riprendere alle 15 e smontare alle 19. Una giornata intera a lavoro considerando il viaggio per poter andare a mangiare a casa. Tutto questo e anche altro fino al mese di giugno 2008. Venni richiamato in ufficio per presentarmi l'ennesima ed umiliante ancor di più mansione. Call center. L'inizio della mia carriera come operatore telefonico ed ora la fine nella stessa mansione? a fianco a quegli stessi operatori che diressi e formai un'anno fa?..pensai. Inizialmente in modo molto soft mi fu richiesto di supportare la responsabile del call center nella formazione e vendite . Esposi da subito i miei dubbi sulla fattibilità del progetto, poiché mi si chiedeva di creare una forza vendita all'interno del call center dove fino a quel momento sapevo già che non vi era traccia di venditori, ma semplici operatori tele marketing, ben conscio dell'impossibilità ti trovarne dei nuovi ad un mese dalla chiusura natalizia. A quel punto i toni ovviamente cambiarono, mi fu imposta la nuova mansione per esigenze aziendali e fui costretto ad accettare l'incarico. Ovviamente già dal giorno dopo, come temevo, ci fu la richiesta di raggiungere obbiettivi impossibili. I primi 10 giorni furono scanditi da incontri col capo giornalieri dove mi si lamentava il mancato raggiungimento di quegli assurdi obbiettivi. Questo mi portò dopo ad una lieve ricaduta fisica che si tradusse con una settimana di malattia da parte del mio medico.
Rientrato dalla malattia scoprì che il call center fu ridimensionato. La responsabile licenziata e i venditori riportati alla loro iniziale mansione di tele marketing. Alla mia richiesta di spiegazioni molto freddamente mi venne risposto che la mia mansione non sarebbe cambiata e che per ora fino alla chiusura di agosto avrei continuato a vendere (da solo) . Nessun'altra spiegazione.
Il Giovedì di quella stessa settimana il call center chiuse. Io continuai a vendere da solo all'interno della grande sala call center, 200 mq di sala vuota tutta per me. Rientrati dalle vacanze la nuova mansione era pronta e studiata tutta per me. Questa volta l'esigenza aziendale richiedeva un responsabile di sala. Proposta che accettai ovviamente, anche perché finalmente quella era la mia vera mansione anche se ero conscio del fatto che prima o poi si sarebbe ripetuto quello che era successo i mesi precenti.
Iniziammo ad ottobre ottenendo già ottimi risultati. A novembre i numeri furono ancora più soddisfacenti con 25 centralini venduti su appuntamenti creati dal call center oltre tutto il resto. a dicembre consolidammo i risultati con 15 centralini e 110 adsl vendute da call center, ottenendo addirittura i complimenti da parte del nostro Marchio.Gennaio non da meno con altri 17 centralini e febbraio circa 1 ventina e gli appuntamenti totali al giorno furono sempre sopra la media di 20. Tutto bene insomma fino a quando, dovuto ad una forte influenza rimasi a letto per 5gg ma solo 3 lavorativi .
Rientrato a lavoro non mi aspettavo certo un tapettino rosso ma almeno qualche interessamento sulla mia salute da parte della mia azienza. Mi chiamarono in ufficio per spiegazioni, sulle mie assenze, al che risposi che le spiegazioni le dava tutte il certificato medico che consegnai a mano impossibilitato dalla mia febbre a 40 e dalle placche in gola ad inviarlo via fax come avrei dovuto in realtà fare anche se dal primo giorno di malattia avvisai personalmente il titolare con qualche difficoltà a parlare a causa di quelle fastidiosissime e dolorose placche, per fortuna incaricai un amico per inviare la raccomandata all'imps. La risposta del mio titolare fu del tutto inaspettata. Ricevetti delle minacce verbali da parte della titolare e legale rapresentante dell'azienza. Non potevo permettermi a suo dire di avvalermi come da diritto delle malattie in quanto nell'anno precedente le avevo utilizzato più di tutti gli altri colleghi aggiungendo che non potevo permettermi di fare quello che volevo, dimenticando che quelle stesse assenze erano dovute alle loro pressioni e minacce, continuando con altre tante minacce se avessi continuato, e di adottare provedimenti "antipatici nei miei confronti" se non smettevo di fare assenze per malattia. La mattina seguente il 16 febbraio 2009 mi fecero pervenire in forma scritta il mio nuovo orario di lavoro 9.30 12.30 14.00 18.30 anticipando di mezzora la mattina e posticipando sempre di mezz'ora la sera, inserendomi una pausa assurda ed antipatica di 1 ora e 1/2 nel bel mezzo e motivandola come nuova esigenza aziendale in forma scritta e rimproverandomi di uscire troppo puntuale la sera da lavoro, in forma verbale e con toni poco eleganti. Come se non bastasse il giorno successivo, 17 Febbraio 2009,mi consegnarono una comunicazione dove si faceva presente che il mio contratto dal 1? gennaio 2009 era stato variato, da commercio a telecomunicazioni. In tutto questo, nonostante la mia mansione da settembre sia sempre stata quella del responsabile e coordinatore del call center (nello specifico formazione degli operatori e colloqui di assunzione, gestione e controllo delle performance di sala,creazione degli stessi script commerciali e sperimentazioni delle strategie, gestione dell'agenda dei commerciali esterni recall di conferme e verifiche degli appuntamenti fissati , referente commerciale per le esigenze dei clienti, assistenza post vendita e venditore, ottenendo in tutte le mansioni una produzione eccellente), nella nuova formula contrattuale la mia mansione divenne assistenza clienti 4? livello venendo meno alla mia originale mansione di supporto organizzativo reparto vendite ed alla 14esima fin'ora recepita. Per questi motivi e per il ritardo con cui avvenne la comunicazione ed inoltre per la totale mancanza di un anticipato confronto sui termini della stessa variazione contrattuale, mi rifiuttai di firmare l' avvenuta accetazione.
Ora i dubbi sono tanti come per esempio se continuerò a percepire lo stesso stipendio anche se spalmato in 13 mensilità come fattomi presente .Sono sicuro che da quì a qualche giorno ci sarà dell'altro e la mia tranquillità e sicurezza inizia di nuovo a sgretolarsi come qualche mese fa. Il 16/03 presi una giornata per recarmi dal sindacato e ottenere alcune spiegazioni su delle anomalie nella mia busta paga. Scoprii che negli ultimi 2/3 mesi vennero trattenute delle ferie mai avute, permessi mai richiesti, giorni non lavorati ed ore non lavorate in realtà passate come sempre a lavoro. Soldi che mi spetterebbero .
Il 19/03 portai il mio call center a raggiungere performance record, anche se abituati ad ottimi risultati ormai da tempo (6/7 mesi), mi lasciai prendere dall'entusiasmo inviando una mail al mio datore ed in copia conoscenza al responsabile commerciale: "Anche oggi il call center ha superato ogni record con ben 39 appuntamenti presi e tra questi 28 sim". La risposta del responsabile non si fece attendere con un: "MITICO!" a caratteri enormi ma totale indifferenza da parte del capo sia via mail che di persona.
Il 1? aprile feci presente al mio responsabile la difficoltà a gestire sopratutto fisicamente i miei orari di lavoro ribadendo che alle ultime 2 ore della giornata arrivavo distrutto e a volte anche indebilitato quasi da svenimento dovuto anche alla mole di lavoro. La risposta fu brevissima " si immagino, ma dovresti parlarne con il capo" a questo obbiettai che lo stesso capo già sapeva e non era intenzionato a modificare l'orario.
Il 03/04 comunicai al responsabile che per Pasqua avrei dovuto richiedere le ferie per il giorno martedì 14 non trovando aerei disponibili per il rientro dalle vacanze Pasquali in Sardegna. Anche lui avrebbe dovuto richiederle, e si offrì di andare insieme dal capo rimandando a lu 06/04.... continua