Il Mobbing è certamente un grosso capitolo della nostra cultura medica, sociale, legale e morale; per questo abbiamo ritenuto utile creare una struttura, capace, quale Osservatorio, di raccogliere i dati clinici, nazionali ed europei, per utilizzarli come strumenti di difesa dei diritti dell’uomo, ma anche come elemento di cultura politica e scientifica, al servizio delle esigenze istituzionali. Finora però abbiamo assistito a tentativi di occupazione formale di spazi privi di incisività istituzionale. Noi abbiamo creato un sito per essere costantemente in rapporto con quanti si identificano in un ruolo di complicità col fenomeno mobbing. Abbiamo fatto un Convegno su questo tema, presso la sede della Regione Lazio, con risultati ben caratterizzanti. E’ stato chiesto dal nostro Comitato Dirigente (Psichiatri, Psicologi, Sociologi, Avvocati ecc.) un emendamento dei disegni di legge in materia, di prossima discussione parlamentare, col riconoscimento di una responsabilità penale, nel caso di accertato comportamento da mobber (cioè colui che perseguita), specie nei casi in cui la storia sfocia in risultati drammatici ed irreversibili, anche se questi risultati non erano stati previsti dai persecutori. Per questo, a partire dalla serietà professionale di una impostazione clinica e sociale, abbiamo pensato di chiedere all’Assessore del Lavoro della Regione Lazio, un riconoscimento convenzionale in materia, onde organizzare il protocollo mobbing nell’ambito del ruolo europeo e prevenire i risultati catastrofici, già registrati nei paesi del nord Europa.
Noi, a Roma, abbiamo già raccolto una casistica di circa 120 casi, che in due anni di impegno assistenziale, nel mondo del lavoro, rappresentano, data la qualità dell’intervento, una casistica di non trascurabile significato. Non possiamo non considerare il fatto che, in Europa, oltre 12 milioni di persone (cioè circa l’8,1%) sono state (nel 1998) soggette ad angherie e vessazioni sul posto di lavoro, per almeno 12 mesi. Nel nostro paese le cose non vanno meglio se si pensa che, nonostante la novità dell’argomento, i mobbizzati sono il 5% della popolazione, cioè circa un milione e mezzo.
Prof. Antonio Vento